Le perle sono così preziose perché sono difficilissime da trovare e soprattutto da pescare.
Parliamo di quelle “naturali”, chiaramente, non di quelle coltivate o tantomeno di quelle artificiali.
I pescatori (anzi per la maggior parte pescatrici) almeno tradizionalmente erano giovanissimi/e, con caratteristiche fisiche tali da permettergli lunghe apneee ad alte profondità, al fine di scandagliare i fondali per trovare le ostriche perlifere.
Chiaramente, le perle così ottenute avevano prezzi di mercato altissimi e oltretutto, a causa del loro lavoro, questi ragazzini e ragazzine avevano un’aspettativa di vita bassissima.
Il cercare perle metteva a repentaglio la loro incolumità e danneggiava permanentemente la loro salute: sordità dovuta alla pressione, embolie celebrali, danni alla rachide, e altre amenità del genere...
Tanti e tante non riemergevano più…
Rischia di rovinare la vita anche a noi, il ricercare perle Pulp come i film dell’oscuro SERGIO GRIECO, visto che siamo perennemente costretti a sondare i fondali del peggior cinema di sempre!
Certa roba alla lunga ti segna, ti abbrutisce, ti scombina il cervello…
Ma noi continueremo imperterriti la nostra “missione”, spinti dal sacro dovere di riscoprire le “perle” più nascoste e dimenticate della nostra cinematografia!
E se domandate: “ Chi ve lo fa fare?”, la risposta, naturalmente, siete Voi, cari amici dei Mutzhi Mambo!
Lo facciamo per rendervi migliori...
In barba alle scarsissima notizie biografiche che siamo riusciti a reperire, oggi abbiamo deciso di omaggiare Sergio Grieco per il suo contributo fondamentale alla cineteca ideale di qualsiasi appassionato di veri B-movie.
I pochi che lo conoscono, probabilmente lo devono al solito Tarantino, che lo ha omaggiato nel suo “Jackie Brown”: in una scena infatti, alla televisione si vede proiettato “La Belva col mitra”, trucidissimo poliziottesco del nostro Grieco.
Ma il regista veneto, nei suoi quasi 30 anni di attività, si e dimostrato un artigiano della pellicola versatile, capace di distinguersi in diversi generi, dal cappa e spada al peplum, dallo spaghetti western all’erotico, dallo spionistico al crime; mai eccellendo, in verità, ma piazzando almeno due sicuri cult-movie: il già citato “La Belva…” e lo stra-camp “Come rubare la corona d'Inghilterra”, a.k.a. “Argoman Superdiabolico”.
E piazzare due cult così non è proprio da tutti…
Sergio Grieco nasce a Codevigo, in provincia di Padova, il 13 gennaio del 1917.
Come precedentemente detto, della sua biografia sappiamo pochissimo.
Sappiamo che emigra in Francia dove diviene assistente alla regia di Germaine Dulac, poi va in Russia a collaborare di Nikolai Ekk.
Nel 1939 ritorna con la famiglia in Italia e lavora come assistente alla produzione e aiuto regista di vari registi, tra i quali Ferdinando Maria Poggioli e Goffredo Alessandrini.
Nel 1951 il suo esordio come regista con il drammatico “Il sentiero dell'odio”.
L’anno successivo firma le commedie “I morti non pagano tasse”, con Tino Scotti e Titina De Filippo, “Non è vero... ma ci credo”, con Peppino e Titina De Filippo, e “Primo premio: Mariarosa”, per poi passare al sentimentale con “Amarti è il mio peccato (Suor Celeste)” (1953), “Tua per la vita” (1954), e alla commedia venata di giallo con “Fermi tutti... arrivo io!” (1953).
Prosegue la sua carriera di regista col suo primo successo, grazie a “Giovanni dalle Bande Nere” (1956), polpettone storico dalla messa in scena un po’romanticona ma nobilitato dalla prova di Vittorio Gassman.
Dopo si specializza proprio in film in costume, di cappa e spada e sandaloni: “Lo spadaccino misterioso” (1956), “Il diavolo nero” (1957), che purtroppo non è un horror ma un film storico, “Il pirata dello sparviero nero” (1958), “Pia de' Tolomei” (1958), “Le notti di Lucrezia Borgia” (1959), che purtroppo non è un decamerotico come invece suggerirebbe il titolo, “Salambò” (1960), “La schiava di Roma” (1960), “La regina dei tartari” (1961), “Il capitano di ferro” (1962), “Giulio Cesare contro i pirati” (1962), “Una spada per l'impero” (1965).
Fra tutti ‘sti pirati, gladiatori, spadaccini e legionari, il nostro trova il tempo pure di realizzare dei filmetti sentimentali come “Ciao, ciao bambina! (Piove)” (1959), ispirato alla nota canzone di Modugno, “Il figlio del circo” (1963), e “La ragazza meravigliosa” (1964).
La svolta nella sua carriera avviene quando si decide a girare delle imitazioni un po’trash di James Bond: “Agente 077 dall'Oriente con furore” (1965), “Agente 077 missione Bloody Mary” (1965), e “Missione speciale Lady Chaplin” (1966), tutti firmati con l'abituale pseudonimo "Terence Hathaway".
Sono pellicole del filone fantaspionistico con protagonista Ken Clark nel ruolo di Dick Malloy/Agente 077: coproduzioni internazionali tra Italia, Francia e Spagna, sono film tuttora godibilissimi e, glissando ingenuità e poverismo di fondo, piuttosto divertenti.
Nel 1967 mette a segno il thriller “Tiffany memorandum” (1967), l’action “Password: Uccidete agente Gordon” (1967), l’heist movie “Rififí ad Amsterdam” (1967), e il capolavoro camp “Come rubare la corona d'Inghilterra” (1967), conosciuto anche col nome “Argoman Superdiabolico”, una delirante e kitschissima commistione fra i film di 007, Diabolik e i Fantastici 3 Supermen.
Quest’ultimo lo consigliamo assolutamente, anche solo per le scenografie e i goffissimi effetti speciali, nonché per il tremendo costume del protagonista.
Ancora un action con “Rapporto Fuller, base Stoccolma” (1968), mentre firma le sue uniche incursioni nel war movie con “Il sergente Klems (1971), e nello spaghetti-western con “Tutti fratelli nel west... per parte di padre” (1972).
Non poteva mancare nel carniere di Grieco un bel nunesplotation, “Le scomunicate di San Valentino” (1974), in cui però il tasso erotico nelle vicende delle suorine è assai minore della media del genere.
Curioso “L'uomo che sfidò l'organizzazione” (1975), maldestro ma simpatico tentativo di mischiare action ironica stile Bond al classico mafia movie, mentre “La nipote del prete” (1976) è una commediaccia sexy che si salva solo per le grazie generosamente mostrate dalla statuaria attrice svedese Crippy Yocard.
“I violenti di Roma bene” (1975), diretto a quattro mani da Grieco e Massimo Felisatti, si inserisce nel filone “pariolini fascisti e crudeli” che all’epoca va tanto di moda, dopo la strage del Circeo.
Inferiore a pellicole affini come ad esempio “I ragazzi della Roma violenta”, di Renato Savino, il film di Grieco e Felisatti, pur veramente mal realizzato, offre delle perle di violenza estrema che piaceranno agli estimatori del genere, e soprattutto offre uno spaccato, per quanto paradossale, di quanto è violenta la società italiana i quegli anni.
Ed eccoci finalmente a “La Belva col mitra” (1977), “capolavoro” di Grieco, che mette in scena le efferatezze di un criminale diabolico e spietato, un isterico Helmut Berger, al quale si contrappone una polizia piuttosto imbranata con a capo l'inespressivo Richard Harrison mentre la vera eroina della storia è Marisa Mell.
Violento e alquanto sgradevole (detto, in questo caso come pregio), i primi 20 minuti sono da antologia ed è nobilitato dall’ottimo score di Umberto Smaila (chi lo avrebbe detto…).
L’ultima pellicola diretta da Grieco è la pruriginosa commedia degli equivoci “Il signor Ministro li pretese tutti e subito” (1977), ed è sua la sceneggiatura dell’ormai mitico “Quel maledetto treno blindato” (1978), diretto da Enzo G. Castellari.
Sergio Grieco muore a Roma, il 30 marzo del 1982.
Se avete tempo, vedetevi un po’ le sue ultime, trucide produzioni.
Vi accorgerete che non siamo poi così peggiorati.
Che volete, a volte basta poco per consolarsi...
Onore a Sergio Grieco!
“Sì, ucciderò il tuo amico, lo farò molto lentamente. E ti costringerò a guardare…”
Nanni Vitali/Helmut Berger – La Belva col mitra