Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

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E' uscito ed è disponibile nei migliori negozi di dischi e su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco: Il male e' dentro il terzo album dei Mutzhi Mambo, band fiorentina fondata nel 1998,...

IL PRINCIPE DEL CRIMINE

Per tutti gli amanti del Pulp DOC, quello puro senza compromessi, siamo orgogliosi di omaggiare il trucidissimo FERNANDO DI LEO, il "principe" del noir, il più grande regista crime italiano e uno dei maestri dell'erotismo tricolore!
Vedere un suo film, per chi ama il Pulp, è un’esperienza mistica, formativa, illuminante.
Chiaramente, cari amici dei Mutzhi Mambo, parliamo dei suoi migliori prodotti, perché sinceramente ha anche girato delle belle schifezze.

Fernando Di Leo14
Ma ciò non toglie un briciolo al suo fascino, alla potenza della sua regia, al perfido cinismo delle sue avventure, alla lucidità delle sue sceneggiature, che hanno veramente pochi eguali in Italia e all'estero.
Anzi, c’è da rimpiangere che un artista così immenso si sia dovuto arrabattare nell'inferno del low-budget nostrano e non abbia potuto raccogliere i frutti del suo talento con produzioni degne della sua genialità.
Hanno voglia di affermare quanto i limiti produttivi siano in realtà un valore aggiunto: a Firenze si dice “senza lilleri un'si lallera”, senza soldi non ci divertiamo!
Ma non fraintendeteci, lungi da noi affermare che il buon cinema si fa solo con i quattrini!
Amiamo senza remore i B-movie, adoriamo come divinità i cosiddetti “artigiani” della macchina da presa, ci divertiamo come matti a vedere e rivedere i film più goffi e strampalati, ma siamo anche in grado di capire a che livello poteva arrivare uno come Fernando Di Leo con qualche soldo in più investito nei budget.
Sarebbe stato sicuramente un livello immenso, degno di un Friedkin o di uno Scorsese.
In realtà, a parte Sergio Leone e Bernardo Bertolucci, e per un certo periodo Dario Argento, nessuno dei nostri migliori film-maker (e nel periodo d’oro del nostro cinema di genere ne avevamo tanti, troppi, basta fare i nomi di Fulci e Bava... ) ha potuto godere di produzioni degne del suo reale spessore.
E questo vale specialmente per uno come Di Leo!

Fernando Di Leo10
Come spesso succede ai più grandi, in vita è stato totalmente sottovalutato mentre ora c'è la fila dei registi che si dichiarano suoi ammiratori e che tentano di seguirne le orme.
"Tentano" perché nessuno sarà mai in grado di eguagliare il fascino senza tempo dei suoi gangster movie migliori, nessuno sarà mai così totalmente politically scorrect, estremo e anticonformista come il nostro Ferdinando!
Anche perche ora certi film non glieli farebbero proprio fare; magari più violenti, più “estremi” si, ma non così scorretti!

Fernando Di Leo nasce a San Ferdinando di Puglia, all'epoca in provincia di Foggia, l'11 gennaio del 1932.
Laureato in giurisprudenza, frequenta per alcuni anni il Centro Sperimentale di Cinematografia, per poi fare gavetta su molti set cinematografici.
Esordisce prima come sceneggiatore, per poi passare alla regia.
Nell'arco della sua carriera scrive la bellezza di quarantatré film, e solamente gli spaghetti western e i noir da lui firmati, prima di affermarsi dietro la macchina da presa, sono più di venti, tra cui "Il ritorno di Ringo" e "Kiss Kiss... Bang Bang", entrambi diretti dall'amico Duccio Tessari, e "Omicidio per appuntamento" e "Gangster '70", di Mino Guerrini.
Spesso nei primi lavori non viene neanche accreditato: è il caso delle sceneggiature di "Per un pugno di dollari" e "Per qualche dollaro in più" di Sergio Leone.
Gli ultimi film da lui scritti ma non diretti sono i feroci poliziotteschi "Uomini si nasce poliziotti si muore" di Ruggero Deodato, e "Liberi armati pericolosi" di Romolo Guerrieri.

Fernando Di Leo4
Di Leo fa il suo debutto nella regia nel 1963, con il film a episodi "Gli eroi di ieri... oggi... domani", dirigendo insieme a Enzo Dell'Aquila l'episodio "Un posto in paradiso".
Nel 1968 firma la sua prima regia da solo, "Rose rosse per il führer", un avventuroso film bellico.
Attento osservatore della società italiana e dell'individuo, si fa conoscere definitivamente nel 1969 con "Brucia ragazzo, brucia", film che crea uno scandalo per l'argomento trattato con inedita schiettezza: l'orgasmo femminile.
Lo stesso anno dirige un altro film simile, "Amarsi male", che tratta anche delle problematiche della contestazione giovanile di quegli anni.
Del 1969 "I ragazzi del massacro", primo film di Di Leo tratto dalle opere dello scrittore Giorgio Scerbanenco.
Crudo resoconto di un'indagine su di un branco di studenti che hanno massacrato una professoressa, il film è considerato uno dei migliori noir italiani nonché uno dei migliori film del regista pugliese.
Nel 1971 Di Leo dirige il suo unico thriller-horror, "La bestia uccide a sangue freddo", protagonisti Klaus Kinski e una slurposissima Margareth Lee, considerato un cult movie e un precursore della moda pulp negli Stati Uniti.
Dopo questa parentesi Di Leo torna al noir con la famosa “Trilogia del Milieu”, che inizia con il capolavoro "Milano calibro 9", interpretato da un roccioso Gastone Moschin e da una Barbara Bouchet da calli alla mano destra (o sinistra per gli onanisti mancini…).
La trilogia prosegue con "La mala ordina", film meno scuro del precedente ma forse ancora più spietato, con un Luca Canali un tantino troppo grottesco nel ruolo di protagonista ma con gli indimenticabili Henry Silva, Woody Strode, e Adolfo Celi a bilanciare e una Femi Benussi davvero strappamutande.
Curiosità: Silva e Strode interpretano due killer, un bianco e un nero, che cazzeggiano in giro in attesa di compiere il loro "dovere": provate ad indovinare, cari amici dei Mutzhi Mambo, qual'è il regista americano e qual'è il suo film dove ha ripreso di pacca l'idea dei due killer latte e cioccolata a zonzo che parlano del più e del meno?
Aiutino: gli attori del film in questione sono John Travolta e Samuel Jackson…
Infine nel 1973 Di Leo dirigee "Il boss", sempre con lo spietato Henry Silva, ambientato in una Palermo cupa e notturna.
Tratto dal romanzo "Il mafioso" di Peter McCurtin, dei tre film del "milieu", questo è probabilmente il più cinico e senza speranza e all'epoca viene persino sequestrato perché accusato di diffamazione da parte di un ministro.
Dopo la trilogia, Di Leo dirige altri noir, ma senza arrivare alle vette raggiunte con i film precedenti, anche perché ha a disposizione budget sempre più risicati.
"La città sconvolta: caccia spietata ai rapitori" ha dei problemi di produzione e di sceneggiatura.
"Diamanti sporchi di sangue" (1978) è una sorta di remake di "Milano calibro 9" ambientato stavolta a Roma ma sempre con la splendida Bouchet.
Di Leo in seguito gira anche film noir meno impegnati, come "Gli amici di Nick Hezard" (1976) "I padroni della città" (1976) con Jack Palance e il divertente "Colpo in canna", che vede protagonista la giunonica Ursula Andress, in un ruolo prettamente mascolino.
Nel 1974 Di Leo dirige il suo unico poliziottesco puro: "Il poliziotto è marcio" che, sin dal titolo, dichiara la sua eccezionalità rispetto agli altri prodotti del genere, e offre un bel ritratto di un poliziotto corrotto e cinico interpretato da Luc Merenda.
Per questo il film Ferdinando si ritrova nei guai e la pellicola rimane introvabile per più di trent'anni: fortunatamente la casa Raro Video ne ha pubblicato il DVD nel dicembre 2012.
Di Leo ha anche diretto alcuni film erotici.

Fernando Di Leo6
Il più famoso di questi è "La seduzione", con una giovanissima e sensualissima Jenny Tamburi che seduce l'amante di sua madre.
"Avere vent'anni" (1978), interpretato da Gloria Guida e Lilli Carati, ambientato in una delle ultime comuni hippy degli anni '70, è un caso a parte: disincantato e cinico ritratto dei gggiovani dell'epoca, ha infiniti problemi con la censura per l'agghiacciante e violentissimo finale, in cui le due ragazze vengono brutalmente uccise da alcuni burini (la Carati prima di morire viene addirittura stuprata con un tronco!).
Ritirato dalle sale, viene redistribuito con un finale diverso ma che stravolge il senso del film.
Solo recentemente è stato rimontato come l'aveva concepito inizialmente il regista.
Con il passare degli anni "Avere vent'anni" diventa un vero e proprio cult tanto da meritarsi documentari e monografie.
"Vacanze per un massacro - Madness" (1980), interpretato da un ottimo Joe Dallesandro e con le musiche di Bacalov, mescola sapientemente tensione ed erotismo ed è l'ultimo film veramente interessante del maestro.
A corto di soldi arriva a girare alcune sequenze del lacrima movie "Pover'ammore" (1982) che risulta diretto da Vincenzo Salviani.
Gli ultimi suoi film sono pesantemente condizionati dallo scarsissimo budget (e anche da una svogliatezza professionale ormai conclamata): "Razza violenta" (1984) è un pessimo film sulla guerra del Vietnam, mentre il suo ultimo lavoro, "Killer contro killers" (1985), che si fa vedere solo per Silva, esce soltanto all'estero, tanto è brutto e sciatto.
Tra i sui numerosi progetti incompiuti ci sono un film intitolato "Bazooka", una sorta di Rambo italiano, e "Il pederasta, storia di un omosessuale", che risale al 1972 e che sarebbe stato il primo film ad affrontare senza tabù il tema dell'omosessualità maschile.
Dopo alcune proteste il titolo viene cambiato in "Uno di quelli": il cast doveva comprendere Barbara Bouchet, Margaret Lee e Gianni Macchia, ma un'improvvisa malattia della Lee fece slittare le riprese.
Di Leo in seguito riesce a girare una scena a Fregene, ma subito dopo la produzione si ritira per paura delle proteste.
Un altro film mai realizzato da Di Leo è "Il dio Kurt", tratto dall'omonima opera teatrale dello scrittore Alberto Moravia.
Il film, sceneggiato da Franco Arcalli, doveva narrare del mito di Edipo trasferito in un campo di concentramento nazista.
Le riprese dovevano iniziare nel settembre 1973, a Trieste e gli attori impegnari erano niente popò di meno che Henry Fonda e Charlotte Rampling: il budget stimato era di un miliardo di lire, cifra più che ragguardevole per l’epoca.
Ma i distributori, spaventati dal tema del film, bloccano subito il progetto, e Di Leo non riuscirà a girare neanche una scena.
Dirige nel 1981 anche una serie televisiva di sei puntate per la RAI, intitolata "L'assassino ha le ore contate", che però non verrà mai trasmessa.
Il nostro Di Leo è anche uno valente scrittore: è autore infatti dei romanzi noir "Da lunedì a lunedì" (così in realtà si doveva intitolare "Milano calibro 9"), e "Beati gli ultimi... se i primi crepano", nel quale rimaneggia le sue sceneggiature di "Colpo in canna" e "Uomini si nasce poliziotti si muore", unendole in un unico romanzo.
Scrive poi i romanzi erotici "Quello che volevano sapere due ragazze perbene", "Le donne preferiscono le donne", "Suite a due voci" e "Tra donne", suo ultimo romanzo.
Stufo del cinema e disincantato per i continui problemi con le produzioni, negli ultimi anni si dedica esclusivamente alla letteratura e al teatro.
In anni più recenti pubblica le raccolte di poesie "Le intenzioni" e "I giorni della provincia", e i romanzi "I nostri atti", "Da lunedì a lunedì" e "Le donne preferiscono le donne" del gennaio 2001.
Il Maestro si è spento a Roma nel 2003, il 1 di dicembre, e il povero cinema italiano si è ritrovato ancora più povero.
Infinitamente più povero…
E infinitamente più conformista!
Onore a Fernando Di Leo!

"Con trecentomila di dollari si può comprare chiunque.. e Chino costa solo tre milioni per ammazzare uno ..you understand?.."
L'americano/Lionel Stander - Milano calibro 9

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

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