SENTENZA DI MORTE
È impossibile trovare il “buono perfetto” fra gli attori, anche i più stereotipati hanno sempre qualche lato oscuro o stupido che smorza il loro personaggio.
La cosa è diversa per i cattivi: almeno un “cattivo perfetto” esiste, cari amici dei Mutzhi Mambo, e si chiama LEE VAN CLEEF!
Faccia da carogna, aria arcigna, sorriso viscido, occhi (dalle pupille di colore diverso) da cobra, il nostro Lee ha incarnato il modello ideale di malvagio (o al massimo di “duro dal cuor d’oro”), diventando uno dei più importanti caratteristi di ruoli negativi (fuorilegge e assassini) in tanti classici spaghetti western, poliziotteschi o actions.
Rivelazione del teatro americano, dopo una gavetta estremamente lunga in America e una carriera cinematografica iniziata in “Serie A”, con titoli come "Il quarto uomo", "Mezzogiorno di fuoco", "L'uomo che uccise Liberty Valance", ma presto esaurita per un brutto incidente che ne mise in dubbio la prosecuzione, fu ripescato dal mitico Sergio Leone dal precoce “pensionamento” e venne accolto con molto più entusiasmo in Europa che vide in questo losco figuro il classico protagonista di spaghetti western, diventando poi una stella di tutto rispetto nelle produzioni di serie B.
Lee Van Cleef è stato la dimostrazione vivente che il western non potrà mai morire, perché capace di risorgere dalle sue macerie, come fece appunto il nostro...
E chi meglio di quelli dati per spacciati ma che poi ritornano, può diventare un’icona assoluta del Pulp?
Clarence LeRoy Van Cleef, Jr., noto come Lee Van Cleef nasce a Somerville, in New Jersey, il 9 gennaio del 1925.
Proveniente da una famiglia di origini olandesi, Lee si arruola nella marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale e intraprende la carriera di attore dopo una breve esperienza di ragioniere.
Il suo primo film è il famosissimo western "Mezzogiorno di fuoco", di Fred Zinnemann, nel quale ha il ruolo di uno dei tre compari di Frank Miller (in questo film non pronuncia neanche una parola).
Nel 1956 Van Cleef ha una parte iniziale nel film "Sfida all'O.K. Corral" ed è presente nel 1958 nel film western "Bravados", con protagonista un tormentato Gregory Peck.
Fino a circa la metà degli anni sessanta, Van Cleef non va oltre piccoli ruoli in film di ogni genere, con apparizioni fugaci e spesso senza pronunciare alcuna battuta.
Fra questi si possono ricordare i noir "Il quarto uomo" (1952) di Phil Karlson, "Squadra omicidi" (1953), di Arnold Laven, "La polizia bussa alla porta" (1955), di Joseph H. Lewis, e "I gangster non perdonano" (1956), di Joseph Kane.
È solo nel 1964 che la sua carriera ha una svolta: Sergio Leone si ricorda di Van Cleef mentre è alla ricerca di un attore per il ruolo del colonnello Douglas Mortimer in "Per qualche dollaro in più".
All'epoca, Van Cleef è già stato completamente dimenticato, ha problemi di alcol e di fumo, e per vivere si dedica alla pittura, dalla quale ricava cifre modeste.
In un'intervista dichiara che all'epoca non poteva pagare nemmeno la bolletta del telefono.
L'incontro con il regista romano è il “la” che dà inizio a una nuova vita per Van Cleef e a una lunga carriera in Italia.
La sua collaborazione con Leone continua anche con "Il buono, il brutto, il cattivo" (1966), nel crudele ruolo di Sentenza: apparendo dunque in due dei tre film della cosiddetta trilogia del dollaro firmata dal regista italiano, diventa un'icona degli spaghetti-western.
Fra i film del genere che lo vedono protagonista, indimenticabili sono "La resa dei conti" (1967), di Sergio Sollima, "I giorni dell'ira" (1967) di Tonino Valerii, "Ehi amico... c'è Sabata. Hai chiuso!" (1969) e "È tornato Sabata... hai chiuso un'altra volta!" (1971), entrambi di Gianfranco Parolini, "El Condor" (1970) di John Guillermin, "E continuavano a fregarsi il milione di dollari" (1971), di Eugenio Martín, "Il grande duello" (1972), di Giancarlo Santi, "Là dove non batte il sole" (1974), esempio del genere infame che mischiava spaghetti-western e Kung Fu movie, e "La parola di un fuorilegge... è legge!" (1975), per la regia di Antonio Margheriti.
Ma anche nel poliziotteschi il nostro Van Cleef dice egregiamente la sua: "Dio, sei proprio un padreterno!", detto anche "Il suo nome faceva tremare... Interpol in allarme" (1973), di Michele Lupo, con una stupenda Edwige Fenech (che, in questo film, fa il suo “debutto” sotto la doccia!), "Controrapina" (1975), di Antonio Margheriti, e "Quel pomeriggio maledetto" (1977) di Mario Siciliano, sono i titoli con cui Lee si distingue.
Altri ruoli di rilievo dell'attore sono in "The Octagon"(1979), di Eric Karson, con Chuck Norris e soprattutto nello stracult di John Carpenter "1997: Fuga da New York" (1981).
Gli ultimi anni lo vedono tra i protagonisti in pellicole di produzione italo-tedesca, degli action movie di serie B diretti da Antony M. Dawson (pseudonimo di Antonio Margheriti) che rifanno il verso alla serie avventurosa di Indiana Jones: roba tipo "Arcobaleno selvaggio" (1985), "La leggenda del rubino malese" (1985), e "Il triangolo della paura" (1988).
Un'ultima serie di telefilm di culto interpretata da Van Cleef a metà degli anni ottanta è "The Master", in cui ricopre il ruolo di un veterano della guerra di Corea, maestro nel Ninjutsu.
Il malvagio per eccellenza dei B-Movie muore per un attacco di cuore a Oxnard, California, il 16 dicembre del 1989, e viene sepolto nel cimitero Forest Lawn Memorial Park di Hollywood Hills a Los Angeles.
E pensare che il nostro Lee stava per mollare il set de "Il Buono, il Brutto, il Cattivo" perché incapace di prendere a schiaffi per finta una prostituta: non gli riusciva proprio, troppo buono per farlo!
Onore a Lee Van Cleef!
"Non basta una corda a fare un impiccato."
Sentenza/Lee Van Cleef - Il Buono, il Brutto, il Cattivo