Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

E' uscito ed è disponibile nei migliori negozi di dischi e su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco: Il male e' dentro il terzo album dei Mutzhi Mambo, band fiorentina fondata nel 1998,...

Auguri a tutti, cari amici dei Mutzhi Mambo!
Anche quest’anno se n’è andato (finalmente!), portandosi via tanti eroi del Pulp e del rock’n’roll.
Ma bando alle amarezze e ai rimpianti e prepariamoci a festeggiare il nuovo anno, magari con un bel cenone di San Silvestro…
Ma attenzione a non abbuffarvi troppo e, soprattutto, occhio che dietro ai fornelli non ci sia l’inquietante ANTHONY HOPKINS, il simpatico volto di Hannibal Lecter: non si sa cosa potrebbe esserci fra gli ingredienti del piatto che state per gustare!
Hannibal Lecter è sicuramente il più fascinoso serial killer mai apparso sul grande schermo e tanto del merito del suo innegabile charme (nonostante sia uno spietato e crudele assassino antropofago) sta proprio nell’interpretazione dell’immenso Hopkins.
Hannibal “The Cannibal” è ormai entrato di diritto nella mitologia cinematografica, al fianco e anche più del Norman Bates di “Psycho”.
Lecter/Hopkins ha assunto uno status paragonabile a quello di Dracula/Lugosi, di Frankenstein/Karloff: un classico, insomma, un’icona dell’orrore con cui ci sarà sempre da confrontarsi per chiunque abbia voglia di cimentarsi con gli assassini seriali.
Hopkins è riuscito nel miracolo di farci rendere plausibile e addirittura simpatico il “suo” Hannibal, nonostante le esagerazioni da super eroe delle sue caratteristiche.
Guardando il grandissimo attore inglese che lo interpreta, non disturbano le crudeltà del killer, non stupiscono le sue innumerevoli “skills”: genio di tutto, cuoco raffinato, esperto di letteratura, di arte, di neurochirurgia, di psicopatologia criminale, di rebus, di evasioni e chi più ne ha più ne metta! Manco fosse Batman!
Anche solo questo, dimostra quanto sia bravo e carismatico il nostro Anthony!
E naturalmente, non ha fatto solo questo e si nota sempre, qualsiasi cosa interpreti.
Non passa certo inosservato Anthony Hopkins!

Philip Anthony Hopkins nasce la notte di Capodanno del 1937, figlio di una casalinga e di un panettiere.
Frequenta la Cowbridge Grammar School di Wales, nel Galles, dove scopre di essere dislessico.
Si iscrive prima alla Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff, nel 1957 e poi, nel 1963, alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, seguendo ovviamente quelle che sono le sue attitudini artistiche.
Due anni più tardi, il “re” del teatro inglese, Laurence Olivier, lo invita a entrare nella compagnia del National Theatre, colpito dalle sue doti di interprete dalla memoria feroce e dalla determinazione inflessibile.
Nel 1967, appare nel suo primo film per la televisione “A Flea in Her Ear”, successivamente lavora diretto da Anthony Harvey in “Il leone d'inverno” (1968) con Peter O'Toole e Katharine Hepburn.
Alcolista cronico, passa, oltre che da una bottiglia all'altra, anche da una donna all'altra: nel 1968 sposa l'attrice Petronella Barker, dalla quale avrà la sua unica figlia, la musicista Abigail Hopkins.
Dopo il divorzio da quest'ultima, nel 1973, sposa la sua segretaria Jennifer Lynton, cui seguirà l'ennesimo divorzio, e dopo alcuni flirt, sposa l'antiquaria Stella Arroyave.
Negli anni Settanta, la sua filmografia si estende a titoli come “Gli anni dell'avventura” (1973), “Quell'ultimo ponte” (1977) e “Magic – Magia” (1978), tutte pellicole dirette dal suo primo pigmalione cinematografico: l'attore e regista Richard Attenborough, che lo porta a confrontarsi con star di primaria grandezza come Anne Bancroft (che sarà spessissimo sua compagna di set), Sean Connery, Gene Hackman, Maximilian Schell, Michael Caine, Elliott Gould, James Caan, Liv Ullman, Dick Bogarde, Ann Margret e Burgess Meredith.
Poi, dopo essere stato diretto da Robert Wise in “Audrey Rose” (1977), lavora con il grandissimo David Lynch nel drammaticissimo “The Elephant Man” (1980), mentre nella televisione inglese degli anni Ottanta ottiene un successo strepitoso nell'adattamento dell’ “Otello” shakespeariano e di "Il gobbo di Notre Dame" di Victor Hugo, nei due ruoli da protagonista.
In Italia arriva nel 1985, quando Alberto Negrin lo dirige nel ruolo di Galeazzo Ciano in “Io e il Duce”, accanto a Susan Sarandon, Fabio Testi e Bob Hoskins.
In patria, riceve il titolo di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico, seguito, l'anno successivo, dal Dottorato in Lettere ottenuto dall'Università del Galles.
Nel 1987, ottiene il successo di critica e pubblico nelle pellicole “84 Charing Cross Road” di David Hugh Jones e “Amore e rabbia” (1987) di Mike Newell.
Poi arriva il ruolo che finalmente lo proietta fra le star indimenticabili della settima arte: lo psicanalista cannibale Hannibal Lecter che tormenta l'agente dell'FBI Clarice M. Starling (Jodie Foster) nel film “Il silenzio degli innocenti” (1991) di Jonathan Demme.
Si guadagna così, meritatamente, l'Oscar come Miglior Attore Protagonista.
Rivestirà i panni di questo medico pazzo nel dimenticabile “Hannibal” (2001), girato con la mano sinistra da Ridley Scott, e nel loffio prequel “Red Dragon”(2002), di Brett Ratner, a sua volta remake del bel “Manhunter” (1986), di Michael Mann, dove però a fare la parte di Lecter c’era il bravo Brian Cox (ma onestamente Hopkins è un'altra cosa…).
Gli anni Novanta sono invece tutti impegnati nell’immane impresa di far dimenticare al pubblico e alla critica questa sua identificazione con un personaggio così importante ma anche invadente per la sua carriera.
Viene diretto da Michael Cimino in “Ore disperate”, nel ruolo del marito di Mimi Rogers, poi sarà un notevole Van Helsing nel “Dracula di Bram Stoker” (1992) girato da Francis Ford Coppola, nonché un ambiguo gentleman inglese in “Casa Howard” (1992) di James Ivory.
Torna a essere diretto da Richard Attenborough nel 1993, partecipando al biopic “Charlot”, ma riceve una nomination all'Oscar e il David di Donatello come miglior attore straniero solo per “Quel che resta del giorno” (1993) sempre di Ivory, come miglior attore protagonista, nel ruolo dell’impeccabile maggiordomo Stevens.
Seguono ancora Attenborough, Zwick e perfino Oliver Stone che lo veste nei panni del presidente più odiato d'America, Richard Nixon, in “Gli intrighi del potere” (per cui si becca un’altra nomination all'Oscar come attore protagonista), senza dimenticare il poco riuscito “Pablo Picasso” per Ivory.
Nel 1997, arriva un'altra nomination dall'Academy, ma questa volta come miglior attore non protagonista per “Amistad” di Steven Spielberg,
“La maschera di Zorro” (1998), “Vi presento Joe Black” (1998) e “Instinct - Istinto primordiale” (1999) sono dozzinali blockbusters di successo, ma Anthony continua a impegnarsi anche con registi di qualità estrema come Julie Taymor (nel controverso adattamento shakespeariano “Titus”), John Woo (in “Missione Impossibile II”), Joel Schumacher (“Bad Company: Protocollo Praga”), Robert Benton e ancora Stone che gli affida il ruolo del narratore nel kolossal – kitsch “Alexander” (2004).
Vince il premio Cecil B. DeMille nel 2006, e dà prova ancora una volta delle sue capacità recitative in “Tutti gli uomini del re” (2006) di Steven Zaillian e in “Bobby” (2006) di Emilio Estevez, ma si dimostra a suo agio anche nei baracconi fantasy come l'adattamento cinematografico del poema epico “Beowulf” (2007) di Robert Zemeckis (in cui gli attori vengono inutilmente “ricalcati” da immagini digitali).
Torna poi a recitare per il fido James Ivory in “Quella sera dorata” (2009) in cui interpreta il fratello dello scrittore James Gund, e lo troviamo in “Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni” (2010), diretto da Woody Allen.
Torna poi all'horror con Benicio Del Toro nell’inutile “Wolfman” (2009), dove interpreta il padre del licantropo.
Continua comunque a trovarsi a suo agio nella fantascienza e passa a interpretare nientemeno che Odino in “Thor” (2011), di Kenneth Branagh sul fumettistico dio del tuono ma, con “Il Rito” (2011), prova a spaventarci come un tempo. Peccato che il film non sia un granché.
Nel 2013 veste i panni del vero “Re del Brivido” del film di Sacha Gervasi “Hitchcock”.
Lavora poi per Aronofsky in quel pasticciaccio pseudobiblico di “Noah” e nei thriller senza pretese “Blackway” (2015), “Premonitions” (2015), “Conspiracy - La cospirazione” (2016) e “Autobahn - Fuori controllo” (2016).
Nel 2017 lo vediamo nei blockbuster “Thor: Ragnarok” e “Transformers - L'ultimo cavaliere" mentre quest'anno ha interpretato nientemeno che il papa dimissionario Benedetto XVI ne "I due papi", di Fernando Meirelles.
Per la TV si segnala la sua partecipazione all'interessante serie sci-fi "Westworld" (2016-2018), creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy e tratta dal romanzo di Michael Crichton.
Poco da aggiungere ad un curriculum così, messo insieme da un umile figlio di un panettiere gallese …
Tanti auguri Anthony!

E di nuovo Buon Anno, cari amici dei Mutzhi Mambo!

Nota a Margine: Il nostro è anche regista. Nel 1990 firma la pellicola biografica “Dylan Thomas: Return Journey” (1990), seguito nel 1996 da “August” e da “Slipstream” (2007).

“Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti”
Hannibal Lecter/Anthony Hopkins – Il Silenzio degli Innocenti

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

  • Ron Asheton

    Ron Asheton

    Informazioni
    1 Gennaio
    Buon Anno a tutti, cari amici dei Mutzhi Mambo!  Finalmente ci aspetta un anno di orrore, sesso, violenza e tanto, tanto rock'n'roll!  Un vero Anno Pulp!  E quale migliore colonna sonora per un Anno... Ron Asheton