Tanti tanti auguri a tutti, cari amici dei Mutzhi Mambo, finalmente anche quest'hanno è finito!
Molti tireranno un sospiro di sollievo, altri (pochi) lo rimpiangeranno ma tanto ogni anno è uguale: fanno tutti più o meno schifo!
Quindi, dal punto di vista Pulp, si mantiene la rotta...
Meno male che per salutare degnamente gli ultimi rantoli di questo anno, vi presentiamo un autore d'eccezione: oggi infatti siamo orgogliosi di celebrare il fantastico BASIL WOLVERTON, il più grande disegnatore Pulp di sempre!
E questo detto senza esagerazioni!
Vero pioniere del fumetto sci-fi, interprete e simbolo di un'epoca, il suo stile unico, fra il visionario e il sordido, le sue storie surreali, ricche di sarcasmo e riferimenti all'horror e alla fantascienza ingenua, rappresentano la quintessenza del fumetto Pulp classico, la traduzione su foglio dell'immaginario stesso del nostro genere preferito!
Il suo tratto deforme ma al contempo raffinatissimo, è stato uno dei testimoni più efficaci dell’epoca ingenua ma visivamente ricchissima rappresentata dai decenni a cavallo della metà del secolo scorso.
Qui in Italia (naturalmente) è poco conosciuto, ma Oltreoceano è giustamente considerato uno dei maggiori maestri dell'illustrazione underground.
Quindi, niente di meglio di una bella rispolverata alla memoria e alle nostre origini, per rammentare chi siamo e cosa amiamo, e per affrontare al meglio i bagordi del Cenone e gli eccessi della nottata!
Ché domani è un altro anno...
Basil Wolverton nasce il 9 luglio del 1909, a Central Point, in Oregon, proprio quando i fumetti fanno loro primi passi nei paginoni domenicali dei quotidiani.
Trasferitosi poi a Vancouver, nello stato di Washington, lavora come performer di teatro vaudeville e come vignettista e giornalista per il “Portland News”.
Autodidatta, all'età di 16 anni vende la sua prima opera per la pubblicazione a livello nazionale e inizia a realizzare comics per i sindacati di giornale.
Il suo fumetto, "Marco of Mars", viene accettato nel 1929 dall'Indipendent Syndacate di New York ma mai distribuito perché ritenuto troppo simile a "Buck Rogers" (il personaggio considerato antesignano della fantascenza a fumetti e del fumetto "adulto" tout court") che debutta in quello stesso anno, battendo "Marco" sul filo di lana.
Stando a Vancouver, Wolverton è uno dei pochissimi fumettisti che operano anteguerra e che non vivono a New York: lavora esclusivamente attraverso la posta, spedendo di volta in volta le sue tavole agli editori (col rischio concreto di perdere per strada mesi di lavoro…).
Caratterizza le sue opere con la sua personalissima ed eccentrica visione della sci-fi, come si vede in "Spacehawk" (1938), "Space Patrol" e "Meteor Martin", pubblicate da piccoli editori tra gli anni '30 e '40.
Le ambientazioni delle sue strisce sono quanto di più strano e bizzarro può essere trovato nelle pubblicazioni dell'epoca: strani mondi dove le abitazioni assomigliano ad un incrocio tra un castello medievale e un osservatorio astronomico, paesaggi punteggiati da piante simili a vermi e disseminati dal freddo acciaio della tecnologia aliena.
Quello che gli manca in immaginazione (poco, a dire il vero), Wolverton lo compensa comunque con l'entusiasmo e l'estrosità della realizzazione.
Altri personaggi di quel periodo includono "Detective Disk-Eyes", "Scoop Scuttle", "Mystic Moot and his Magic Snoot" e "Ibis The Invincible".
Caratteristico esempio dell'umorismo di Wolverton è il suo "Powerhouse Pepper", un fortissimo pugile suonato, calvo e simile a Popeye, apparso in diversi fumetti pubblicati dalla Timely Comics, antesignana della Marvel, tra 1930 e il 1952.
La striscia è caratterizzata da allitterazioni, dialoghi in rima, comicità fracassona, slapstick, e un continuo susseguirsi di gag sullo sfondo.
Da questo fumetto trarranno evidente ispirazione Kurtzman e Elder un decennio piu tardi per il famosissimo "Mad!".
Nel corso degli anni quaranta, crea e illustra un universo di tipi strani e bizzarri che costella le pagine di praticamente tutte le riviste umoristiche e adolescenziali come “Joker Comics”, “Gay Comics” e “Tessie the Typist”.
Su queste pubblicazioni debuttano poi un certo numero di suoi personaggi tra cui "Flap Flip-flop", "The Flying Flash", "Leanbean Green", "Cartoon Crime Mystery", col mitico "Hector the Crime Detector", "Doc Rockblock", "Picture Poems about Peculiar People", "Funny Boners", "Dauntless Dawson", "Hothead hotel", "Bedtime Bunk", "Faces Foolish" e tanti altri.
Nel 1946 Basil incassa un bel ritorno publicitario quando la sua "Lena la Iena" vince il concorso indetto da Al Capp che aveva creato per la sua striscia "Li'l Abner" un personaggio con questo nome che doveva essere troppo brutto per mostrarla in una foto di famiglia.
Ogni suo aspetto era stato nascosto e seguito da una dichiarazione di responsabilità editoriale che giustificava la copertura dei suoi lineamenti, sostenendo che il suo volto era stato censurato per il bene del genere umano.
Beh, questa lì per lì si dimostra sicuramente un grande gag ma Capp viene praticamente messo in un angolo, quando il numero di lettori che vuole vedere la faccia del mostro diventa troppo numeroso e insistente. Niente che Capp è in grado di concepire risulterebbe abbastanza orrendo da giustificare tale enfatizzazione.
Così indice un concorso chiedendo ai lettori stessi di "immaginare" Lena e ritrarla: a tale gara sembra abbiano partecipato anche varie celebrità come Boris Karloff, Frank Sinatra e Salvador Dalì nel ruolo di giudici per determinare il vincitore.
Il nostro Wolverton, naturalmente, stravince su più di mezzo milione di partecipanti, presentando un ritratto veramente ributtante!
Lena gli frutta 500 dollari e appare nella striscia di Li'l Abner e sulla copertina della rivista “Life”.
Il suo disegno di Lena segnerà l'origine di una nuova scuola d'arte che d'ora in poi caratterizzerà il suo stile: "The Spaghetti and Meatball School of Design".
Intanto, durante gli anni '50 cambia sensibilmente il mercato dei fumetti.
L'Horror è diventato un genere di massa, e chi se non Basil Wolverton è capace di descrivere il vero orrore?
Stranamente, per quanto orribili siano le sue vignette, c'è sempre quel tocco di assurdo che stempera il tutto: I suoi "Spaghetti e polpette" sono in qualche modo intrinsecamente non minacciosi.
Wolverton produce così i suoi capolavori Pulp, 17 fumetti con storie dell'orrore e di fantascienza per la Marvel e altri editori, tra cui una storia dello scrittore Daniel Keyes, che lo portano a essere etichettato come creatore unicamente di mostri grotteschi.
Tra questi racconti si citano gli straclassici "The Brain Bats of Venus" per “Mister Mystery #7” e "Where Monsters Dwell" per “Marvel's Adventures Into Terror #7”.
Nel 1954, realizza anche una cover ispirata alla “sua” Lena per "Mad!" e sempre per la rivista di Kurtzman disegnerà anche un paio di fumetti.
Nonostante l'esiguità della sua collaborazione, viene salutato come uno degli autori classici più importanti della rivista (nel 2009, The New York Times lo definirà "The Michelangelo of Mad Magazine"!).
Wolverton si ritira momentaneamente dai fumetti nel 1965.
In piena botta mistica, diversi anni della sua vita li dedica quasi esclusivamente ad illustrare le storie della Bibbia: in sei volumi, dalla Genesi a Samuele, Wolverton adatta il testo biblico con l'obbiettivo di renderlo più chiaro e di semplice lettura e realizza centinaia di meravigliose illustrazioni in bianco e nero per il lavoro (ma, hai voglia a misticismo, il suo stile "Spaghetti and Meatballs" fa capolino comunque!).
Questi sei volumi vengono pubblicati dal 1961 al 1968.
Sempre nel '68 Wolverton disegna una serie di irresistibili caricature per delle figurine per l'editrice Topps, ritornando al suo stile grottesco, il suo vero marchio di fabbrica.
Nel 1973, torna finalmente ai fumetti mainstream, illustrando diverse copertine per la rivista satirica "Plop!" diretta da Joe Orlando e due storie per Comix Book, "Calvin" e "Weird Creatures".
Ma ormai è invecchiato e la sua mano non è più la stessa…
Basil Wolverton, l'uomo che piu di ogni altro ha influenzato tutta la generazione di fumettisti underground a venire, muore il 31 dicembre del 1978.
Triste capodanno, triste…
Per fortuna ci sono ancora i suoi fumetti per ridere e rimanere a bocca aperta e soprattutto, per ricordare una stagione mitica (forse la più mitica) della cultura popolare.
Qualunque cosa abbia mai disegnato, ci ha sempre messo tutto se stesso dentro.
E questo è davvero innegabile.
Onore a Basil Wolverton!
...e di nuovo, tanti, tanti auguri di Buon Anno a tutti voi, dai Vostri Mutzhi Mambo!
Visto che è Capodanno, la citazione la prendiamo da un racconto ad hoc di Nicola Ammanniti, che ci pare proprio adatta:
"E tu, mia cara, che hai da festeggiare?
Che ti aspetti dall'anno nuovo?
Beh...forse...potrei...
No!
Non ci provare.
Niente.
Un bel niente.
Tu la tua dose di merda te la sei già mangiata, anzi hai voluto strafare, ti sei strafogata.
Ora sei piena.
Quindi basta"
Niccolò Ammanniti - L'Ultimo Capodanno dell'Umanità