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Si avvicina la fine dell'anno e niente di meglio di una regina per scacciare le malinconie e le inquietudini.

Anche se la divina BARBARA STEELE, la più gotica delle "Regine dell'Urlo", in effetti un po' inquietante lo è, cari amici dei Mutzhi Mambo.....Bellissima, dotata di un fascino oscuro e arcano, la Steele è stata la più grande interprete horror del cinema italiano degli anni '60, la musa di Bava, Freda e Margheriti.

Capelli neri, occhi verdissimi, volto strano, particolare, asimmetrico, fisico della madonna: con la sua sola presenza la scena si faceva immediatamente angosciante, paurosa; il suo sguardo era un messaggero di terrore, malvagità e di segreti innominabili.

Certo, era anche una grande, grandissima topa (anche se non bella in senso totalmente canonico), assolutamente sensuale, ma aveva un'aria intrinsecamente disturbante, tanto che bisognava essere un po’ malati per farci sogni erotici (e noi un po' malati lo siamo...)!.

Attrice inglese ribelle e disinibita, ha vestito i panni di streghe e dame, vampire e diavolesse infernali nelle prime pellicole horror italiane e americane, divenendo un vero e proprio oggetto di culto, un icona totale di quel cinema gotico di cui possiamo andare fieri..

In realtà in quei ruoli è rimasta imprigionata suo malgrado ma per noi essere associati al terrore non è certo sminuente, anzi!

Barbara Steele nasce a Birkenhead, in Inghilterra, il 29 dicembre del 1937.

Avviata verso una carriera artistica (la nostra è anche un ottima pittrice), verso la metà degli anni '50, inizia a frequentare una piccola compagnia teatrale per debuttare poi sul grande schermo nel 1958, nella commedia "Uno Straniero a Cambridge" di Wolf Rilla.

Dopo alcune particine, si fa notare in televisione in alcuni episodi di “Alfred Hitchcock Presenta”, di “Bonanza” e di “Secret Agent”.

La nota soprattutto il nostro Mario Bava che la sceglie per interpretare un doppio ruolo da protagonista nel cultissimo "La Maschera del Demonio", il primo horror gotico italiano.

Roger Corman rimane folgorato dal suo fascino misterioso e la vuole per il suo adattamento di Poe, "Il pozzo e il pendolo" (1961), al fianco di Vincent Price.

Dopo questa breve parentesi statunitense, la Steele torna in Italia dove viene diretta anche da Federico Fellini in "8½" (1963) e diviene protagonista della "dolce vita" (il suo bel faccino inquietante fa letteralmente impazzire i paparazzi...).

Lavora anche in commedie di Luciano Salce in "Le ore dell'amore" (1963), di Lucio Fulci, ne "I maniaci" (1964 - un film ad episodi tipo "I Mostri") di Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, in "Un tentativo sentimentale" (1964) e "Le voci bianche" (1964).

Inoltre interpreta la sadomaso Teodora nel capolavoro di Mario Monicelli, "L'Armata Brancaleone" (1966).

Ma si tratta solo di una breve parentesi di serie "A": la sua carriera infatti prosegue soprattutto nel cinema horror italiano dove, diretta dai principali registi di questo genere cinematografico, interpreta una serie di film che ne fanno un'icona per gli appassionati dell'horror movie.

Tra le interpretazioni di questo periodo, "L'orribile segreto del dr. Hichcock" (1962) e "Lo spettro" (1963) di Riccardo Freda, "Danza macabra" e "I lunghi capelli della morte", entrambi del 1964, di Antonio Margheriti, "5 tombe per un medium" (1965), di Massimo Pupillo, "Amanti d'Oltretomba" (1965), di Mario Caiano, "Un Angelo per Satana" (1966), di Camillo Mastrocinque, "Il lago di Satana" (1966), di Michael Reeves, "Black Horror - Le Messe Nere" (1968), di Vernon Sewell.

Nel 1969 abbandona il cinema ("Basta, non voglio più mettere piede in una bara", sembra abbia dichiarato!) e sposa lo sceneggiatore statunitense James Poe, da cui nell'agosto 1971 ha un figlio.

Nel 1974 torna sul set in "Femmine in gabbia", ottimo women-in-prison movie di un debuttante Jonathan Demme, a cui seguono il capolavoro "Il demone sotto la pelle" (1975) di David Cronenberg e "Piranha" (1978) di Joe Dante.

Nel 1980 la sua ultima interpretazione nel discreto slasher "Silent Scream", di Denny Harris.

Dopo la morte del marito, dal quale aveva divorziato nel 1978, si ritira nuovamente dagli schermi per dedicarsi alla produzione (soprattutto televisiva, come il colossal "Venti di Guerra"), non senza concedersi di tanto in tanto qualche apparizione in una fiction televisiva (tipo il famigerato remake di "Dark Shadow") o in qualche pellicola cinematografica come “The Prophet” (1999).

Torna protagonista nell'horror italiano ""The Butterfly Room" (2012), di Gionata Zarantonello, a fianco di altre icone dell'orrore ormai ritiratesi, e nel confuso debutto da regista dell'attore Ryan Gosling, "Lost River" (2014).

Speriamo siano soli gli "antipasti" per un ritorno in grande stile, magari in qualche produzione più interessante.

In fondo, la nostra "Scream Queen of the Scream Queens" se lo merita....

Tanti auguri Barbara!

"Si resta marchiati dal primo successo: sfuggirvi è impossibile. Anche io avrei voluto diventare una grande Lady Macbeth, ma alla fine mi ricordano soltanto per le mie parti da strega."

Barbara Steele

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